
La mia missione
“Il mercato è saturo, tutto è già stato creato, non c’è bisogno più di niente”
Quante volte avrai sentito queste espressioni? Io tante, e le emozioni che mi prevedevano ogni volta erano un mix tra sfiducia e rassegnazione e voglia, invece, di farmi largo in quel mercato per ritagliare un pezzettino anche per me.
Mi sono avvicinata al marketing attraverso la passione per la scrittura e per la psicologia, con un focus sul copywriting, connubio tra questi miei due grandi interessi. Tuttavia, durante i miei studi e le mie ricerche non ho potuto fare a meno di interrogarmi sull’etica di certe strategie e del marketing in generale.
Da un lato c’erano la volontà, quasi il bisogno personale, di aiutare le persone a guadagnare di più, a concedere quel pizzico di serenità in più, di dare una strada da seguire a quegli imprenditori che si erano smarriti nel turbinio di informazione e disinformazione a cui stiamo assistendo da qualche anno a questa parte, dall’ altro il bisogno quasi viscerale di fare qualcosa che non nuocesse alcun essere umano.
La mia storia non è quella di una top player, non è quella di una persona che a 10 anni aveva già deciso cosa fare nella vita, che ha sempre studiato e lavorato sodo sullo stesso obiettivo, la mia è la storia di una ragazza che ha cambiato spesso strada, le indecisioni sono state le protagoniste di molte mie scelte e i dubbi sull’etica la ciliegina sulla torta.
Tuttavia, anche in preda ai miei dubbi e alle mie speculazioni, ho cercato di trovare quale fosse il fil rouge che mi ha sempre accompagnato nelle molteplici strade percorse, dalla moda, alla danza, fino ad arrivare al copywriting e così, scavando nei miei pensieri, ecco che ho trovato una risposta: la creatività.
Mi sono interrogata su come potessi unire la creatività all’ etica e al mio valore principale che è quello di fare la differenza e da qui è nata Strategia Divergente. Un modo diverso di fare marketing, un modo alternativo, fatto da una che è da sempre stata quella fuori dal coro, con i pro e i contro che ne derivano.
Ho pensato che nonostante il marasma e il sovraffollamento dei social, la saturazione del mercato, l’oscurità del marketing, le guerre e le bombe nucleari si potesse comunque trarre qualcosa di buono da tutto ciò (tranne che dalle guerre e dalle bombe nucleari, naturalmente).
Non posso eliminare il marketing e la strategia, ma posso metterlo a servizio di persone valide che portino prodotti e servizi positivi nel mondo, posso scegliere a chi dare gli strumenti per emergere dal caos. Non posso bannare i social network e i loro algoritmi creati per sfruttare il circuito della dopamina, ma posso aiutare le persone a smettere di scrollare ed iniziare ad usare i social poco e in maniera mirata per guadagnare e creare la vita che desiderano. Non posso creare le regole del marketing, ma posso scegliere quali usare per valorizzare l’etica e non truffare le persone, ma andare incontro ai loro bisogni.
Questo è il mio pezzetto di mercato, questo è il messaggio che voglio portare al mondo, un messaggio che spero sia condiviso, perché fettina dopo fettina possiamo davvero fare la differenza, insieme. Essere un marketer non equivale necessariamente ad essere una brutta persona, ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità, devi solo scegliere da che parte stare, io la mia scelta l’ho fatta e stavolta, senza dubbi.